Ombre dell’Alba: Il Risveglio di Vincent (Parte 1)

Nelle profondità di un antico castello avvolto dalla nebbia, risvegliatosi dal suo secolare sonno, Vincent, un vampiro di nobili origini, si sollevò dal suo sarcofago di pietra. La luna piena inondava di luce le rovine del castello, riflettendosi sulle ragnatele che ornano gli archi gotici, mentre il mondo esterno rimaneva ignaro della presenza che si aggirava tra le sue mura.

Mentre Vincent si muoveva silenziosamente attraverso le stanze in rovina del castello, i suoi passi non facevano alcun rumore, quasi come se fosse un’ombra stessa, una parte inseparabile della notte. La polvere danzava nei fasci di luce lunare che penetravano attraverso le finestre spezzate, e ogni tanto, un gufo distante rompeva il silenzio con il suo richiamo solitario.

Vincent si fermò davanti a una grande finestra, il suo sguardo perduto oltre il vetro infranto, verso il bosco fitto che circondava il castello. Ricordava i giorni in cui quelle foreste risuonavano delle risate dei cacciatori e dei richiami dei cani da caccia. Ora, tutto ciò che restava era il silenzio, un testimone muto dell’eternità che lui stesso incarnava. Improvvisamente, un sussurro quasi impercettibile disturbò l’aria, una presenza che non apparteneva a quel luogo dimenticato da Dio. Vincent si voltò con una rapidità soprannaturale, i suoi occhi rossi come il sangue ora completamente adattati all’oscurità.

Nulla sembrava fuori posto, eppure l’aria intorno a lui vibrava di un’energia non invitata. “Chi osa turbare il mio riposo?” la sua voce era un sussurro che sembrava portare con sé il freddo della tomba. Nessuna risposta seguì, solo il suono di una foglia che strisciava sul pavimento di pietra fuori dalla sua stanza. Con movimenti che sfidavano la mortalità, Vincent attraversò il corridoio, la sua figura alta e imponente ora completamente immersa nell’oscurità, eccetto per il pallido bagliore della luna che delineava la sua silhouette. Arrivato alla corte interna del castello, vide la causa della sua inquietudine.

Davanti a lui, al centro del cortile ormai invaso dalla natura, c’era un cervo, i suoi grandi occhi riflettevano la luce lunare con una qualità quasi spettrale. Vincent rimase immobile, osservando la creatura. Era un messaggero? Un segno? O semplicemente un ospite notturno in cerca di rifugio? Per un momento, il tempo sembrò sospendersi, il vampiro e il cervo condivisero uno sguardo che trascendeva le barriere della natura, un momento di connessione tra due esseri avvolti dal mistero della notte. Poi, come se avesse ricevuto un segnale invisibile, il cervo si girò e scomparve tra gli alberi, lasciando Vincent solo con i suoi pensieri immortali e la notte eterna che era il suo regno.

Mentre il cervo scompariva nella nebbia notturna, Vincent rimase immobile, riflettendo sulla solitudine del suo esistere eterno. La visita inaspettata aveva risvegliato in lui un senso di curiosità che non provava da secoli. Sentiva che la notte gli stava sussurrando, invitandolo a esplorare i misteri che si celavano oltre le mura del suo castello. Con un sospiro che sembrava portare il peso di età immemorabili, decise di seguire il richiamo. Attraversò la soglia del castello, lasciandosi alle spalle le rovine che erano state la sua prigione per così tanto tempo. Ogni passo lo portava più in profondità nella foresta, dove gli alberi secolari si ergevano come sentinelle silenziose di un mondo dimenticato. La luna guidava il suo cammino, i suoi raggi filtravano tra i rami, creando un sentiero di luce in mezzo all’oscurità. La notte era viva con i suoni della natura; il fruscio delle foglie, il lamento lontano di un lupo, il battito d’ali di un gufo. Vincent si sentiva parte di questo mondo selvaggio, la sua natura vampirica in sintonia con l’oscurità e il mistero che la notte portava con sé. Dopo aver vagato per ore, giunse in una radura dove i raggi della luna illuminavano un antico cerchio di pietre. Al centro, un altare di roccia sembrava attendere qualcosa, o qualcuno. Vincent si avvicinò, sentendo un’energia quasi palpabile che emanava dal luogo. Le pietre erano incise con simboli antichi, la cui origine si perdeva nella notte dei tempi, ma la cui potenza era innegabile. In quel momento, Vincent capì che la sua lunga vita aveva un nuovo scopo. Quel luogo sacro, dimenticato dal mondo ma custodito dalla notte, era il segno che aveva atteso per secoli. Era stato guidato qui per una ragione: scoprire i segreti celati dal tempo, riportare alla luce antichi incantesimi e leggende che il mondo aveva dimenticato. Con questa rivelazione, il vampiro si sentì rinato. La sua esistenza non era più un fardello, ma una missione. La notte era il suo regno, ma ora aveva anche un percorso, un viaggio che lo avrebbe portato attraverso i secoli, alla scoperta di verità perdute e poteri nascosti. Vincent alzò lo sguardo verso la luna, il suo cuore immortale pulsava con una nuova, inaspettata speranza. La sua avventura era appena iniziata.

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